Cosa visitare: Pompei

Gli scavi di Pompei ci hanno restituito la storia di una città fermata all’improvviso nel 79 d. C. dalla lava dell’eruzione del Vesuvio, con i suoi monumenti, le sue case, i suoi templi e i suoi abitanti, straordinariamente preservatisi nei millenni. Un sito archeologico straordinario, da visitare assolutamente, conoscendone almeno una piccola parte della sua storia 

Risale ad oltre due secoli e mezzo fa la rivelazione la mondo dell’antica città di Pompei. Dalle origini dell’attività di scavo nel marzo del 1748, la fama del sito archeologico campano si è espansa costantemente fino a decretarne la sua notorietà su scala universale.

A cavallo tra Settecento e Ottocento, nell’elitaria società europea il viaggio a Pompei divenne una tappa imprescindibile per nobili curiosi ed intellettuali raffinati impegnati nel “Grand Tour”, alla ricerca dello spirito classico così attraente e sfuggevole ma necessario per coloro che si trovarono coinvolti nella costituzione di una nuova cultura artistica e letteraria; neoclassica prima, risorgimentale poi.

L’antica Pompei esercitò un’attrazione fatale su questi pensatori e studiosi: Winckelmann, fondatore dell’archeologica classica, troverà negli scavi della colonia sillana la fonte principale per la sua ispirazione; così fu anche per Goethe, Mozart e altri famosi artisti che andarono definendo sul modello antico emerso dalle antichità pompeiane il gusto “classico” d’Europa. Con l’avvento del Novecento e delle sue rivoluzioni tecnologiche il racconto di Pompei giungerà oltreoceano grazie alle molteplici rivisitazioni cinematografiche che avranno il compito di permeare ulteriormente l’immaginario collettivo.

Sembrerà blasfemo, ma va ammesso che Pompei, all’epoca dell’eruzione che la seppellì sotto la colata lavica, cenere e lapilli, così come per tutta la durata della sua longeva vita, non ricoprì nel mondo delle province romane un ruolo apicale, quanto piuttosto una condizione di medietà nel contesto dominato per rilevanza, nella sola Campania, da centri quali Capua, Pozzuoli, Napoli, Nola e la stessa Nocera.

È senz’altro ravvisabile nell’eccezionalità dei suoi rinvenimenti, straordinariamente preservatisi nei millenni, nello stupore derivante dalla scoperta che, in fondo, i suoi antichi cittadini fossero così simili a noi per abitudini e modus vivendi, unitamente alla drammatica e spettacolare fine che la travolse, quell’eccessiva enfatizzazione sul ruolo che la città avrebbe ricoperto nel più vasto contesto storico e politico dell’Italia romana.

Pompei: un po’ di storia degli scavi, un po’ di storia della città antica

“Come potranno i posteri credere, quando le messi rispunteranno e questi deserti di nuovo rinverdiranno, che sotto i loro piedi sono sepolte città e popoli, e che i campi dei loro avi sono scomparsi sotto un mare di fuoco?”.

Per paradosso la fama “moderna” dell’antica Pompei comincia con la sua fine. Il poeta Stazio in visita a Napoli 16 anni dopo la terribile eruzione del 79 d.C. non si sottrae al fascino evocativo dell’evento e, come lui, ancora nel 1502 farà lo scrittore napoletano Jacopo Sannazzaro nella sua Arcadia che, prematuramente e con correttezza, collocherà la Pompei romana in località Civita.

Fu il re Carlo III di Borbone a battezzare la campagna di scavo, condotta dall’ingegnere spagnolo Rocco Gioacchino di Alcubierre. L’avventuriero, non particolarmente stimato dagli archeologi, il 23 marzo del 1748 rinvenne i resti dell’anfiteatro di Pompei erroneamente attribuiti al Teatro Stabiano. Bisognerà attendere il 16 agosto del 1763 per correggere la lettura dell’area archeologia la cui giusta interpretazione si deve alla scoperta di un cippo pomeriale appartenente a T. SUEDIUS CLEMENS, su cui era menzionata esplicitamente la città.

Dai Borbone passando per il Regno d’Italia, la storia degli scavi di Pompei è sicuramente legata ad Amedeo Maiuri, soprintendente dal 1924 al 1961, a cui si deve non solo la scoperta della Grande Palestra, della Casa del Menandro e della Villa dei Misteri, ma anche l’adozione di nuove tecniche di scavo e di un approccio sensibile agli studi delle antichità e del restauro, tanto è vero che i materiali di risulta che avevano sommerso completamente la facciata esterna della città, furono utilizzati per la bonifica delle aree paludose del Sarno e per la costruzione dell’autostrada Napoli-Pompei, restituendo al fiume quanto di arricchente gli aveva concesso in termini di mobilità determinando il felice ruolo commerciale che fece di Pompei l’emporio dell’entroterra campano.

Furono gli Oschi i primi abitanti della città di cui abbiamo testimonianza, ai quali si avvicendarono nell’VIII sec a.C. i Pelasgi venuti dalla Grecia, e la cui presenza è segnalata dai resti del Tempio Dorico; nel V sec., poi, come quasi tutta la Campania, Pompei divenne città sannitica. Nel 310, quando una flotta romana sbarcò presso il porto pompeiano per saccheggiare la vicina Nocera e sconfiggere i sanniti, iniziò il lungo processo di romanizzazione.

Eccezion fatta per l’occupazione sillana risalente agli anni della guerra sociale che oppose gli Italici a Roma tra il 91 e l’89, non si registrano grosse criticità per la tranquilla provincia vesuviana. Sono diversi gli aneddoti a carattere storico e sociale che la riguardano come la celebre rissa che coinvolse Pompeiani e Nocerini durante uno spettacolo di gladiatori, il parteggiamento nella congiura di Catilina ai danni dei coloni sillani, il terribile terremoto del 62 d.C. che quasi la rase al suolo a cui fecero seguito altri di intensità sempre crescente.

Forse segnali premonitori di quel terribile evento che nel 79 d.C. sigillò la città dentro strati di cenere.

Alcune opere rilevanti nella città di Pompei

Il parco archeologico di Pompei costituisce uno dei siti più vasti ed articolati al mondo. Inestimabile il contributo che i reperti, le epigrafi, i templi, i manufatti e la miriade di tracce hanno fornito, consentendo uno studio composito e dettagliato della vita politica, religiosa, giuridica, commerciale, culturale contribuendo in modo determinante alla comprensione della più vasta cornice storica di età romana.

Si capisce, dunque, che non è questa la sede adatta a scandagliare e descrivere l’immenso patrimonio archeologico che il sito conserva. Per questo si accennerà solo ad alcune delle più accattivanti e significative opere del parco di Pompei, sperando di favorire la giusta dose di curiosità che vi sospinga a visitare -accompagnati da guide sapienti- il sito vesuviano.

Il Foro di Pompei: il cuore della città antica

Sede della vita politica, economica e giudiziaria, il Foro di Pompei ha dato occasione agli studiosi di ricostruire, attraverso le testimonianze materiali, sia la vita pubblica che quella quotidiana.

Originariamente di pianta trapezoidale ed orientato in direzione del Vesuvio che domina a nord la visuale in quanto riferimento sacro della città – il vulcano era sede dell’antico culto di Iuppiter Vesuvius (Giove)- il foro di Pompei era concepito come un calco di quello di Roma dell’età dei Tarquinii: struttura aperta ed ariosa delimitata lungo i lati maggiori da teorie di botteghe di generi alimentari e, a partire dal secolo IV a.C., da uffici di cambiavalute.

La ristrutturazione dell’area forense si ebbe nel corso del II secolo quando la piazza si commutò in maestosa pianta rettangolare contornata da edifici monumentali, portici, colonnati e con vie lastricate in travertino (età augustea) incise a grandi lettere con il nome del magistrato che si era speso per la realizzazione dell’opera.

Le pitture in IV stile provenienti dall’atrio della Villa di Iulia Felix e alcuni bassorilievi non particolarmente validi sotto il profilo artistico ma preziosi per le immagini che catturano e consegnano a imperitura memoria, ci aiutano a immaginare l’aspetto che il foro aveva poco prima della devastazione del 79: statue equestri precedevano i portici, il Tempio di Giove -dio tutelare dell’attività politica nelle sue molteplici sfaccettature- e gli archi onorari dominavano il lato nord; al lato opposto erano invece collocati gli edifici dell’attività giudiziaria quali la Basilica, la sede del senato, dei magistrati e del cosiddetto Comizio.

Sul lato meridionale è stato individuato il Tabularium, l’archivio ufficiale della città, la cui inaugurazione fu preceduta da uno spettacolo celebrativo organizzato da un noto personaggio dell’età neroniana.

E poi ancora oggi sono visibili le altissime colonne della Basilica impiegata per soddisfare la pluralità di funzioni pubbliche previste nell’ordinamento romano, e ancora, a nord della piazza il Tempio di Giove poi trasformato in Capitolium, ossia venne dedicato alla triade capitolina costituita da Giove, Giunone e Minerva di cui si sono preservati due soli frammenti delle statue: la testa di Giunone e il torso di Giove.

I teatri della città antica di Pompei

Gli scavi di Pompei, simulacro delle grandi trasformazioni subite dalla società romana nelle sue strutture economiche, culturali e politiche, sono documentazione pressoché esclusiva anche dell’evoluzione che coinvolse gli edifici teatrali, di cui nulla o quasi ci rimane per quanto concerne l’antica città di Roma.

Pompei svela le varie fasi architettoniche del teatro a cominciare dalla struttura originaria formata dall’orchestra semicircolare, dalle parodoi coperte, dai prosceni e dalle versurae. La città disponeva di ben due Teatri che oggi, sebbene spogli dei marmi e delle decorazioni, accolgono ancora spettacoli contemporanei per un pubblico vasto.

Accanto al teatro grande, con i suoi ambulacri coperti, la crypta, il logeion sopraelevato di circa due metri, l’orchestra nella quale era allocata una vasca per i giochi acquatici durante gli intervalli, sorse un piccolo theatrum tectum, un odeio inscritto in un quadrato destinato a sostenere la copertura.

Le Terme suburbane

Ci troviamo in piena età augustea, nell’area sita esternamente alle mura presso Porta Marina. Questo complesso termale ben diverso dagli altri che sorgevano in città, era costituito da un unico spogliatoio che accoglieva uomini e donne, presentava la tipica struttura dell’epoca: una vasca per bagno freddo detta frigidarium, una vasca a temperatura moderata collocata nel tepidarium e un ambiente con una vasca per bagno caldo e bagni di sudore detto calidarium.

Infine la stanza con grande piscina riscaldata che prevedeva l’innesto di una doppia camera in grado di mantenere la temperatura costante grazie all’impiego di una tecnica molto innovativa.

Di rilevanza artistica i mosaici che raffigurano scene marine. Molto interessanti gli otto quadretti che andavano a comporre una serie da sedici e che decoravano lo spogliatoio. Celebri per il tema erotico inscenato, didascalie esplicite di sesso, avevano forse l’intento ironico di divertire gli avventori, ma con maggior probabilità, costituivano un catalogo delle prestazioni sessuali offerte al piano superiore dagli schiavi e dalle schiave, una sorta di lupanare non convenzionale.

Resta unica la testimonianza della scena di amore saffico tra due donne, anch’essa testimonianza di una società molto libera e progressista sebbene così lontana.

La Villa dei Misteri

Audacia pittorica, tentativi di rivoluzionare i piani prospettici innestando su architetture reali campi fittizi ben articolati, sinestesie artistiche: la casa pompeiana nota come Villa dei Misteri raccolse e ci tramanda forme sinergiche di stile.

Visitandone il cubiculo sarà possibile osservare come prendono corpo ampie ricerche spaziali attraverso le decorazioni: su un alto plinto si ergono pilastri angolari che sostengono una cornice dietro cui si colloca un prospetto con colonne corinzie sormontate da un unico arco che va a raccordarsi con un muro di fondo fintamente incrostato e da cui sporgono, inframmezzate alle maggiori, altre colonne più basse con un unico architrave. Una planimetria tridimensionale che si replica e moltiplica fin dove lo sguardo si perde lungo la linea dell’orizzonte.

E ciò non basta: in alto la parete s’immagina aperta, come sfondata, e in prospettiva lascia trapelare una veduta a cielo aperto, il tutto derivante da un solo punto di fuga, coerente e realistico, pregio artistico di stampo ellenistico in grado di soddisfare il bisogno dei committenti di trasformare la propria domus in aulè (reggia) “barocca”. Ma perché la dimora, probabilmente di proprietà degli Istacidi, venne denominata “dei Misteri”?

Per scoprirlo bisognerà recarsi nel grande salone che affaccia sul portico a mare le cui pareti sono impreziosite dalle pitture raffiguranti i culti iniziatici e misterici in onore di Dioniso: un’ancella assiste nella toilette nunziale una giovane alla presenza di una matrona; fanno da “cornice” una serie di scene a carattere mitico ed estatico a cominciare dalla lettura del rituale da parte di un fanciulletto ignudo alla presenza di altre due matrone, un sacrificio e la presenza di Dioniso e Arianna attorniati da Sileni, Satiri e Menadi.

Gli ultimi attimi di Pompei nell’Orto dei fuggiaschi

Nel quartiere meridionale della città, in un’area trasformata in vigneto, allestita con pergolato e triclinio, dedita alle colture e all’otium, furono scoperti i corpi di 13 vittime tra adulti, bambini, servi e padroni, nell’atto di ripararsi dalla pioggia di cenere e lapilli. Con le mani portate al volto per ridurre l’asfissia che li agonizzava, caddero sotto la collera del Vesuvio che falciò il loro tentativo di fuga con una colata implacabile di flussi piroclastici.

La tecnica dei calchi che fu applicata per portare alla luce i resti dei fuggiaschi ha consentito di preservare le espressioni dei volti, le posizioni contortegli attimi ultimi che anticiparono l’epilogo tragico.

Una visione perturbante, satura di significati, particolarmente ricercata dai visitatori curiosi, per altri forse eccessiva in quanto trasgredisce l’intimità della morte in favore di un racconto nudo e puro, a tratti estremo, ma che, per contro, è in grado di stigmatizzare nella sua unicità la ferocia distruttiva del Vesuvio alle cui pendici, da millenni, continua a scorrere, imperturbabile e disinibita, la nostra civiltà.

Fonte: https://www.napolidavivere.it/2020/10/13/scavi-di-pompei-tra-storia-archeologia-e-mito-viaggio-alla-scoperta-del-sito-archeologico-piu-noto-al-mondo/

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